L’isola di Sant’Antioco ha una delle storie più antiche di tutto il mediterraneo.
In tutto il territorio sono presenti numerose testimonianze della presenza dell’uomo sin dall’età prenuragica e nuragica:
- Più di 30 nuraghi di cui il più famoso è quello di Corongiu Murvoni.
All’interno di questi siti sono stati ritrovati migliaia di reperti archeologici di vario genere, di cui il più famoso è sicuramente l’arciere nuragico di Sant’Antioco.
Il centro di Sant’Antioco venne fondato dai Fenici nella prima metà del VIII secolo a.C. e prese il nome della città di Sulki.
La data in cui venne fondata la città non è certa, ma grazie al materiale ritrovato nel tophet e nel cronicario si ha la certezza che il centro fosse nel pieno dell’attività già a partire da metà dell’VIII secolo a.C., facendo così dell’antica Sulki una, se non la più, antica città d’Italia.
Verso la fine del VI secolo a.C. i Cartaginesi conquistarono la Sardegna, controllandola sino alle guerre puniche, quando venne sconfitta dai Romani che presero il possesso dell’isola, e conseguentemente di Sant’Antioco.
Il centro fu testimone di un importante evento bellico tra le acque dell’Isola della Vacca e del Toro, la battaglia di Sulci nel 258 a.C., che vide trionfare la flotta romana contro quella sardo-punica.
Nel periodo di dominazione romana, Sulci ricopriva un ruolo strategico fondamentale nella Sardegna, ed era il principale centro insieme a Caralis (Cagliari) e contava circa 10.000 abitanti.
Già da quei tempi infatti vennero sfruttati tutti i bacini minerari dell’Iglesiente, come testimonia la presenza del Tempio di Antas, costruito dai romani sopra quello cartaginese.
Il vecchio centro romano sorgeva nella parte più alta dell’attuale paese, dove si trovano numerosi siti, tra i quali il mausoleo noto come “Sa Presonedda”. Allo stesso periodo risalgono il Ponte Romano, che si trova nei pressi dell’istmo e la Fontana romana, che si trova nell’attuale piazza Italia, ma della quale non rimangono parti dell’impianto antico.
La tradizione colloca nel II sec. d.C. la vicenda del santo eponimo dell’isola, quel medico forse mauritano di nome Antioco che patì il proprio martirio a Sulci sotto gli Antonini, presumibilmente durante il regno dell’imperatore Adriano.
Alla caduta dell’Impero romano d’Occidente, il dominio sull’Isola di Sant’Antioco passò prima ai Vandali e successivamente ai Bizantini. Durante il loro dominio, i bizantini costruirono un castello che secondo molte testimonianze, era ancora visibile sino al XIX secolo.
Nell’alto medioevo, a partire dall’VIII secolo, i pirati saraceni iniziarono le loro scorrerie nel territorio sardo e questo portò Bisanzio ad abbandonare l’isola.
Nell’epoca successiva Sulci entrò a far parte del Giudicato di Cagliari, ma a causa delle continue razzie da parte da parte dei pirati, il centro era pressoché disabitato. Questo portò la chiesa a spostare la diocesi di Sulci a Tratalias.
L’isola dell’Arcipelago del Sulcis, nel 1124 venne simbolicamente donata a Sant’Antioco, da cui poi prese il nome.
Anche sotto la dominazione aragonese e spagnola l’isola rimase disabitata, ma eccezionalmente, due settimane dopo il giorno di Pasqua, migliaia di persona si recavano sull’isola per celebrare la festa in onore di Sant’Antioco “Sa Festa Manna” e questa tradizione si è tramandata sino ai giorni nostri.
Nel 1615 l’arcivescovo di Cagliari fece ritrovare le reliquie del santo, collocate sotto la Basilica di Sant’Antioco presso le catacombe.
Nel 1793, durante la spedizione dei francesi in Sardegna, Sant’Antioco venne occupata per un breve periodo.
In epoca sabauda, nel XVIII secolo, iniziò il ripopolamento dell’isola, da famiglie provenienti da Iglesias, che diede origine all’attuale abitato di Sant’Antioco costruito sopra le rovine dell’antica Sulci.
Nei secoli avvenire continuò l’incremento demografico, sino ad arrivare agli attuali 11.000 abitanti.