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Chiesa Santa Maria delle Grazie
La Chiesa di Santa Maria delle Grazie si trova a Palmas vecchio, a qualche chilometro dal paese di San Giovanni Suergiu percorrendo la S.S. 195.
La chiesa è stata forse edificata tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo, ma il suo aspetto attuale è stato condizionato dai rifacimenti effettuati nel corso del 1700. L’ultimo restauro è stato eseguito tra il 1993 e il 1995.
L’edificio in pietre calcaree e trachitiche di media pezzatura conserva nel fianco nord e sull’abside i filoni originari in conci squadrati e regolari, mentre nel prospetto e nelle parti alte mostra varie riprese con pietre di piccolo taglio talvolta poco sgrossate e disposte in file irregolari.
La facciata, a capanna con piccolo campanile a vela, ha paraste d’angolo aggettanti e una finestra reniforme sopra il portale. L’abside, volta a nord/est è di forma troncoconica, con la copertura quasi piatta e non segnata all’imposta dal semicatino.
Si alza su uno zoccolo su cui poggia la base di tre semicolonne che spartiscono la superficie determinando un partito assimetrico.
Nell’abside si aprono due monofore centinate, prima tamponate, riaperte in seguito al restauro.
L’edificio a pianta longitudinale ha una sola navata di proporzioni allungate con copertura lignea a doppio spiovente e si accede all’interno tramite quattro gradini e un portone in legno.
In prossimità della porta d’ingresso un pilastrino in calcare sostiene un’acquasantiera in andesite.
Necropoli di Is Loccis Santus
La Necropoli di Is Loccis Santus è il più famoso sito archeologico ritrovato all’interno del territorio di San Giovanni Suergiu vicino alla frazione di Is Urigus.
È uno dei più importanti di siti del suo genere nel Sulcis, insieme a quello di Montessu a Villaperuccio.
Gli archeologi datano il sito funerario intorno al III millennio a.C., ma utilizzato fino ai primi secoli del II millennio a.C. ed è composto da 13 Domus de Janas.
Gli scavi iniziati circa trent’anni fa sono stati ripresi più volte, anche recentemente.
I reperti ritrovati all’interno delle tombe , perlopiù ceramiche ed oggetti d’ornamento, sono ascrivibili alla cultura di Ozieri, Abealzu-Filigosa, Monte Claro, del Vaso campaniforme e di Bonnanaro e sono oggi in gran parte conservati nel museo “Villa Sulcis” di Carbonia.
I Vasi Campaniformi sono ceramiche decorate con file di punti e segni riempiti con dei materiali di vario colore, su fondo nero o scuro.
Una delle peculiarità di questo sito è costituito dalla forma delle tombe: alcune presentano una planimetria che ricorda un fiore con dei petali, caratteristica unica in Sardegna, tipica del Sulcis.
Le tombe che meglio si conservano sono:
- La terza sulla destra a partire dall’ingresso dell’area, caratterizzata da uno sviluppo planimetrico longitudinale e con un dromos di accesso.
- La tomba quattro, che si trova nella parte alta della necropoli, con una planimetria simile a quella precedente, ma con un corridoio di accesso pavimentato in ciottoli e affiancata da un menhir abbattuto.
Sulla sommità del colle su cui è situata la necropoli è presente un nuraghe monotorre quasi distrutto, edificato in epoca nuragica. Sempre nella parte più alta della collina sono presenti alcune postazioni antiaeree risalenti alla Seconda Guerra Mondiale.
Da questa altura è possibile godere di un bellissimo panorama, con vista sull’Isola di Sant’Antioco guardando verso Ovest, sull’Isola di San Pietro a Nord e sul Golfo di Palmas sino alla punta di Capo Teulada a Sud.
Chiesa di San Giovanni Battista
La Chiesa di San Giovanni Battista si raggiunge percorrendo la Via “S’arruga de sa cresia beccia” sino ad un piazzale, la vecchia piazza della chiesa, dove anticamente si trovava il centro del paese di San Giovanni Suergiu.
Intitolata a San Giovanni Battista, secondo gli anziani a San giovanni Evangelista, la parrocchia viene citata in fonti storiche già dal 1341. Non avendo dei riferimenti precisi si ipotizza che la costruzioni sia stata fatta tra la fine del XIII secolo e la prima parte del XIV secolo.
Sino al 1935 è stata la parrocchiale del paese di San Giovanni Suergiu, ma a causa delle precarie condizioni strutturali venne abbandonata.
Nel 1959 venne sostituita dall’attuale Chiesa di San Giovanni Battista che si trova in piazza IV, la cui caratteristica esteriore principale della facciata è il pregevole mosaico di Filippo Figari.
Nuraghe Candelargiu
Non lontano dall’abitato di San Giovanni Suergiu, in località Palaingiai, sorge uno tra i più grandi complessi nuragici del Sulcis, il Nuraghe Candelargiu.
Questo nuraghe, prende il nome dal “medau” adiacente a Is Candelargiu, è tra i pochi costruiti in pianura e non in collina ed è datato tra il Bronzo medio e il Bronzo finale.
Ha una struttura trilobata con un mastio fronteggiato da corpo aggiunto con due torri marginale che racchiudono, insieme con la torre centrale, un cortile.
Nelle vicinanze sono presenti altre costruzioni, di cui una dal diametro di 13 metri, che fanno pensare all’esistenza di un villaggio nuragico.
Vicino al Nuraghe Candelargiu si trova un pozzo, anch’esso probabilmente di età nuragica.
Gli scavi recentemente hanno riportato alla luce 26 monete d’oro di età punica, risalenti al 350-320 a.C.. Nelle monete vengono raffigurati la dea Kore con il capo coronato di spighe di grano.
Questo ritrovamento fa pensare che i punici utilizzassero in epoche successive le costruzioni nuragiche.
Centrale Elettrica di Santa Caterina
La Centrale elettrica di Santa Caterina si trova nella strada che collega il paese di San Giovanni Suergiu all’Isola di Sant’Antioco.
Entrò in funzione nel 1939 ed è uno degli esempi più significativi di archeologia industriale del Sulcis.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Centrale elettrica di Santa Caterina utilizzava il carbone proveniente dalle miniere di Serbaiu per fornire energia a tutto il Sulcis ma anche tutta l’area di Cagliari, grazie ad una rete di collegamento.
La centrale venne utilizzata sino al 1963 e successivamente dismessa nel 1965.
Alcune strutture nel 1985 ospitarono la “Stazione sperimentale per le ricerche sugli isolamenti con inquinamento di tipo salino” dell’ENEL.
La posizione venne decisa principalmente per la vicinanza alla laguna, le cui acque venivano utilizzate per il raffreddamento e il funzionamento delle macchine.
La Centrale elettrica di Santa Caterina era suddivisa in tre parti di fabbrica principali, all’interno dei quali si trovavano i generatori di vapore, i distillatori dell’acqua marina con le pompe di alimentazione dei turbo-alternatori e i quadri da 5 KV.
Da alcuni anni la struttura è stata acquistata e poi chiusa dal comune di San Giovanni Suergiu e questo ha permesso di preservarne i resti, nonostante non sia possibile visitarla.
La Storia
Il territorio di San Giovanni Suergiu fu abitato già nel periodo del Neolitico, testimoniato dai ritrovamenti delle Domus de Janas di Is Loccis Santus.
Il Nuraghe Candelargiu documenta invece la presenza del popolo nuragico, i quali scavi sono ancora in corso d’opera, riportando nuovi reperti che rafforzano la teoria della presenza di una grossa comunità.
Con il tempo si succedettero in queste terre anche fenici, punici e romani.
Il paese di Villa di Palmas di Sols nacque intorno al periodo bizantino, ma la prima testimonianza scritta la ritroviamo nel 1066 quando fu offerto ai monaci la Chiesa di Santa Maria di Palmas conosciuta anche come Chiesa della Madonna delle Grazie. Da ciò si può dedurre che il paese di Palmas e la chiesa siano state costruite in periodi antecedenti a questo documento.
A causa delle incursioni barbaresche, la villa fu popolata dalle famiglie che abbandonavano Sulki, l’attuale Sant’Antioco.
Nel 1258 la villa passò ai della Gherardesca e poi agli aragonesi, tuttavia in questo periodo quasi tutti i centri del Sulcis si spopolarono completamente.
I primi ripopolamenti risalgono al ‘700, sempre nell’area della vecchia Palmas di Sols sino a formare il di nuovo il paese di Palmas.
Nel 1840 fu soppresso il sistema feudale e dopo un paio d’anni nel 1853 divenne comune.
A circa 4 chilometri da Palmas altri medaus si stavano unendo attorno a quello di Suergiu, all’epoca frazione, nei pressi all’antica Chiesa di San Giovanni Battista.
Il continuo sviluppo di quest’ultimo centro portò il re a trasferire la sede del comune da Palmas a Suergiu. Dal 1889, anno di ultimazione del municipio, il comune prese il nome di Palmas Suergiu.
Nella prima metà del ‘900 Palmas Suergiu fu interessata da un grosso sviluppo industriale. Nacquero così la Centrale elettrica di Santa Caterina e gli piano di raffinazione del carbone e di lavorazione del magnesio della SAMIS.
Nello stesso periodo fu costruita la rete delle Ferrovie Meridionali Sarde che fece della stazione di Palmas Suergiu il principale scalo ferroviario del Sulcis per l’epoca.
Dal punto di vista agricolo l’INPS bonificò quasi tutto il territorio paludoso nella zona tra Suergiu e Palmas, stabilendovi un’importante azienda agraria. Ci fu quindi un grosso incremento demografico dovuto all’immigrazione da tutt’Italia, favorito anche dallo sviluppo minerario nei territori circostanti.
Solo nel 1950, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, al comune venne dato il nome di San Giovanni Suergiu. Il toponimo unisce il nome del patrono cittadino San Giovanni e il medau Suergiu dove si era sviluppato il centro, che prendeva il nome dal vicino monte Suergiu, chiamato in questo modo per l’antica presenza di querce da sughero.
A causa della costruzione della Diga di Monte Pranu, a Tratalias, gli abitanti di Palmas, ormai diventata frazione, furono costretti a trasferirsi a pochi chilometri di distanza.