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Porceddu
Il porceddu, anche chiamato proxeddu, porcheddu, proceddu, ma anche proccheddu o poleddu, è un piatto tipico della tradizione sarda e pietra miliare della cucina tipica dell’isola.
Conosciuto in tutto il mondo, i ritrovamenti storici fanno risalire la sua presenza al 5000 a.C., oltre ai resti di epoca nuragica con la raffigurazione di scrofe gravide e maialini attraverso alcuni bronzetti. In epoca romana, i maialetti sardi venivano esportati a Roma.
La pratica di arrostire il maialetto è tramandata di generazione in generazione e prevede una cottura molto lenta, circa 3 ore e mezzo di cottura.
Gli esperti conoscono tutti i trucchi per rendere la cottura perfetta, in modo che la carne rimanga tenera e gustosa all’interno, ma croccante e saporita all’esterno.
Chi arrostisce su spiedo in orizzontale o verticale, chi in modo manuale o meccanico e con la giusta distanza dal fuoco: ciascuno ha il proprio metodo e ognuno di loro viene fatto a regola d’arte.
Perché la ricetta venga rispettata, il suino deve avere un’età compresa tra i 30 e i 45 giorni e pesare tra i 5 e 9 kg.
Per capire se la carne è cotta, la carne viene punta con un coltello ben appuntito e deve essere di colore bianco.
A fine cottura, il porceddu viene posto su un tagliere di legno o sughero “su taxeri” e decorato con ramoscelli di mirto.
Questo piatto viene cucinato in tutta la Sardegna, specialmente durante festività o sagre per continuare una tradizione millenaria che vanta una gastronomia di tutto rispetto e riconosciuta nel mondo intero.